Home Viaggi e Vacanze Viaggio in Norvegia alla scoperta del mondo del Salmone e dell’acquacoltura –...

Viaggio in Norvegia alla scoperta del mondo del Salmone e dell’acquacoltura – Parte Seconda

0

Vi proponiamo la seconda e ultima parte del reportage realizzato da Angela Petroccione in Norvegia alla scoperta del mondo dell’acquacoltura dei salmoni. A questo link la prima parte pubblicata ieri.

Alimentazione dei salmoni di allevamento e (non) uso di antibiotici

Con il crescere della domanda di salmone l’industria è passata dalla realizzazione di alimenti ricchi di ingredienti marini a mangimi a base di proteine e grassi prevalentemente di origine vegetale, in un’ottica di mantenimento degli equilibri dell’ecosistema.

Foto: NSF -Marius Fiskum

In occasione della visita a Skretting, azienda specializzata nella produzione e fornitura di nutrienti per l’acquacoltura, Leif Kjetil Skjæveland, Manager of Sustainability and Public Affairs, ha spiegato come il mix dei mangimi sia composto in parte minore da pesci e sottoprodotti della produzione ittica provenienti da attività di pesca regolamentate, e per quella principale da colza, girasole, mais, grano e soia da produzione sostenibile. Per il tipo di mangime che viene utilizzato negli allevamenti della Norvegia, il salmone norvegese si può consumare crudo, senza che venga prima congelato, poiché non c’è il rischio della presenza del batterio Anisakis.

Una componente essenziale di questi mangimi è l’astaxantina aggiunta in forma sintetica e con le stesse caratteristiche di qualunque integratore vitaminico, necessaria affinché non solo i salmoni rimangano in buona salute e senza malattie ma per fare in modo le loro carni assumano la colorazione rosa. Il suo impiego in questa soluzione, da alcuni criticato, rappresenta una alternativa sostenibile evitando il consumo di grandi quantitativi di cibo di origine animale, in particolare crostacei dal carapace rosa che in cattività vengono mangiati dai salmoni consentendo la sintesi del prezioso componente.

Gli antibiotici negli allevamenti non sono quasi per nulla utilizzati grazie al ricorso a vaccini efficaci. È previsto l’uso solo in caso di malattia, mai come misura preventiva o per promuovere la crescita. Per ridurre il rischio di trasferire ai consumatori tracce di antibiotici derivanti da animali trattati, i mangimi medicati sono prodotti e somministrati sotto stretto controllo. Deve essere poi rispettato un “periodo di sospensione”, ovvero un periodo di tempo stabilito tra il trattamento e la pesca. In questo modo si garantirebbe che il farmaco non sia più presente nel pesce al momento del consumo.

Infine un’osservazione sul ruolo dell’acquacoltura nell’ambito della costruzione di una alimentazione che risponda a requisiti di minima impronta carbonica: rispetto ad altre proteine allevate il salmone atlantico sarebbe l’animale più efficiente da produrre, con il più basso Feed Conversion Ratio (FCR), avendo bisogno di 1,15 kg di mangime per guadagnare 1 kg di peso corporeo, la più alta ritenzione proteica rispetto a pollo, maiale e manzo.

Innovazione: i sistemi di acquacultura del futuro per sostenere la crescita delle produzioni

Le vaste aree marine della Norvegia con le loro ottimali condizioni climatiche rappresentano l’habitat ideale per l’allevamento dei salmoni. Per questo motivo imprese, autorità, istituti di ricerca e università collaborano in modo sinergico e sistemico per mettere il sistema produttivo nelle condizioni di operare in un contesto sostenibile attraverso la realizzazione di soluzioni all’avanguardia.

Una delle più recenti innovazioni finalizzata a preservare l’ambiente e a consentire un incremento delle produzioni è il nuovo sistema di acquacoltura galleggiante introdotto dall’azienda Nordlaks e di cui ci ha parlato il suo Communication Advisor Kolbjorn Hoseth Larsen: “The Ocean Farm” è un allevamento a forma di barca lungo 385 metri, largo 59,5 metri e ha una capacità di 10.000 tonnellate di salmone.

Foto: Nordlaks

Si trova a 5 chilometri dalla terraferma, a sud-ovest di Hadseløya, nel comune di Hadsel, nelle Vesterålen. La struttura è dotata di una soluzione di ancoraggio nella sezione di prua ed è saldamente ancorata a un pendio attorno al punto centrale del sito. La direzione dell’impianto e quindi la sua ubicazione sono determinate dalla direzione del vento, delle onde e della corrente. È così possibile spostare l’acquacoltura dai fiordi al mare aperto, in luoghi più esposti alle condizioni atmosferiche, riducendo l’impatto ambientale, ampliando la superficie utilizzabile per gli allevamenti e mantenendo al tempo stesso i pesci al sicuro.

Altro progetto di Nordlaks in fase di sperimentazione è quello di Hydra che utilizza gabbie in acciaio chiuse a una profondità d’acqua di circa 20 m per ridurre al minimo il rischio di parassiti e malattie utilizzando la corrente naturale per il ricambio dell’acqua. Questa innovativa struttura offshore, progettata da NSK Ship Design, è in via di realizzazione in Turchia.

Ricerca e formazione: dai centri indipendenti alle università

Dicevamo che non ci potrebbe essere futuro per l’acquacoltura norvegese se non si investisse in innovazione, ma alla base dei nuovi progetti ci sono soprattutto ricerca e sviluppo.

Realtà come Akvaplan-niva, l’Istituto indipendente con competenze all’avanguardia nel mondo marino e in generale dell’acquacoltura, si muovono sinergicamente con il tessuto produttivo e le istituzioni per creare valore e tutelare l’ambiente, fornendo indicazioni e raccomandazioni basate su dati scientifici raccolti attraverso sedi sparse in tutto il globo.

L’osservatorio permanente sulla comprensione dell’evoluzione degli ecosistemi, dell’impatto dei cambiamenti climatici, è fondamentale – secondo il Managing director di Akvaplan-niva Merete Nygaard Kristiansen – per fornire strategie sulla prevenzione e gestione dei rischi ambientali attraverso la costruzione di piani di emergenza, recupero e riabilitazione.

Uno dei progetti in itinere di Akvaplan-niva è quello denominato “E-Lice”, un sistema di rilevazione grazie al quale sarebbe possibile segnalare il manifestarsi dei prodromi di una infestazione da pidocchi di mare consentendo agli allevatori di intervenire in tempo adeguato e gestire il rischio della diffusione del parassita. A testimonianza che dalla ricerca e dal monitoraggio possono emergere opportunità di superamento di aspetti critici per l’industria dell’acquacoltura.

Anche in Nofima, istituto norvegese di ricerca alimentare, la missione è quella di mettere a disposizione del sistema produttivo conoscenze e innovazioni che consentano di portare avanti l’allevamento dei salmoni in modo sostenibile. Le principali aree di lavoro riguardano l’allevamento e la genetica, la salute dei pesci, la nutrizione e l’alimentazione.

Ma perché l’industria sia guidata e supportata nella sua crescita futura c’è bisogno di menti in grado di garantirne la continuità e in questo il lavoro in prima linea è svolto dall’Università come ci ha spiegato Petter Holm, Head Of  Department  Head of department The Norwegian College of Fishery Science dell’ UIT The Arctic University of Norway.

Con i suoi 390 studenti e sei corsi di studio e progetti di ricerca che contribuiscono alla creazione di valore attraverso la raccolta di dati sull’incidenza dei prodotti ittici sulla salute pubblica e sulle modalità di impiego sostenibile delle risorse marine, il Norwegian College of Fishery Science forma laureati che potranno offrire una opportunità di sviluppo all’industria norvegese della pesca e dell’acquacoltura, garantendone il futuro e allo stesso tempo contribuendo alla produzione globale sostenibile dei prodotti ittici.

Foto: NSF – Marius Fiskum

Conclusioni

Il viaggio alla scoperta del mondo del salmone norvegese ha permesso di toccare con mano come quello della acquacoltura norvegese sia un sistema complesso in cui oggi i numerosi attori coinvolti, dalle imprese alle istituzioni, dagli istituti di ricerca alle università siano impegnati quotidianamente e responsabilmente per il mantenimento di alti standard che attengono sia alla qualità di vita dei pesci, che a quella del prodotto finale, ma soprattutto dell’ambiente e dell’ecosistema che rappresentano l’habitat ideale per la loro sopravvivenza.

Abbiamo incontrato donne e uomini che con passione e dedizione lavorano per portare sulle nostre tavole prodotti sicuri e sostenibili e che grazie a grandi investimenti, sinergie, confronto e sostegno reciproco e al lavoro di raccordo e promozione svolto dal Norwegian Seafood Council, garantiscono alla Norvegia una meritata posizione privilegiata nel mercato dei prodotti ittici a livello mondiale.

Foto: NSF – Marius Fiskum

Leggi l’articolo anche su Horecanews.it

Exit mobile version