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Affitti brevi. AIGAB: cedolare al 26% bloccherà ristrutturazioni e investimenti con entrate esigue per il fisco

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Il Governo – fa sapere in una nota l’AIGAB, Associazione di categoria dei gestori professionali – introduce un’ulteriore ed importante penalizzazione verso il mercato degli affitti brevi.

Di seguito il testo integrale dell’Associazione.

Nel nostro paese circa l’80% delle persone vive in case di proprietà e su 26 milioni di nuclei familiari abbiamo oltre 35 milioni di abitazioni, quindi più case che famiglie, con circa 9,5 milioni di case vuote.

Inoltre il 96% delle case promosse online sul mercato degli affitti brevi in Italia appartiene a proprietari singoli.

In questo quadro, l’innalzamento della cedolare secca di 5 punti percentuali per un numero veramente esiguo di famiglie tradisce un’incomprensibile volontà punitiva, da parte del Governo, nei confronti di chi vuole investire sulle seconde case italiane inutilizzate, che sono il vero asset del nostro Paese, salvandole dall’usura e dal degrado grazie agli allestimenti necessari per accogliere i viaggiatori che prediligono gli affitti brevi per soggiornare anche nelle mille località secondarie italiane, dove non esiste altro tipo di ricettività.

Bocciamo in toto l’innalzamento della cedolare secca al 26%, seppur con lo “sconto” al 21% sull’aumento per alcuni casi specifici, perché si tratta di un intervento fortemente ideologico, depressivo da un punto di vista economico e volto a scoraggiare chi ha voglia fare impresa in questo Paese. Nel complesso questo aumento è un pasticcio che complicherà la vita a chi si comporta onestamente scoraggiando ristrutturazioni e investimenti su seconde case, senza alcun impatto positivo rilevante per il fisco.

 Di fatto, dopo le ultime novità introdotte con il dl anticipi, che costringono i proprietari a farsi carico di ulteriori costi per rilevatori di monossido ed estintori vari, con gli emendamenti inseriti in Finanziaria il Governo introduce un’ulteriore ed importante penalizzazione verso un mercato, quello gli affitti brevi, che traina l’intero comparto della ricettività italiana e che dovrebbe essere supportato anziché ulteriormente penalizzato, con l’alibi della concorrenza sleale ai danni di chi, anziché migliorarsi ed investire per restare competitivo, preferisce armare la politica per tentare di eliminare i competitor.

Dispiace che il Governo, che ha allocato risorse per diminuire le tasse, sia incorso in questo tranello che porterà pochi soldi nelle casse dello Stato deprimendo imprenditori e famiglie che non chiedono redditi di cittadinanza ma di poter trarre un reddito da un patrimonio immobiliare che possiedono o gestiscono legittimamente.

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