Una fotografia dell’evoluzione della ristorazione italiana alla luce della propria vicenda personale: Nato Oste, l’autobiografia di Piero Pompili edita da Maretti e in uscita il 22 aprile prossimo, è un’opera di memoria e analisi che ripercorre, con straordinaria lucidità e profondità emotiva, la trasformazione degli ultimi trent’anni di un mondo oggi in cerca di una nuova identità. Ne nasce un racconto umano e professionale in cui le metamorfosi del settore si riflettono nei passaggi cruciali della vita dell’autore.
Marchigiano di San Benedetto del Tronto, classe 1975, dal 2016 restaurant manager del ristorante “Al Cambio” di Bologna, il suo percorso affonda le radici in una solida educazione familiare, fatta di sacrificio, rispetto per il lavoro e senso profondo del dovere. La figura dei genitori, instancabili lavoratori, plasma il carattere di Piero e la sua etica: una madre che trasforma la cucina in arte quotidiana, un padre che condivide il peso del lavoro e ne fa strumento di dignità. Questo imprinting iniziale sarà per lui una bussola costante, anche quando si troverà ad affrontare sfide ben più grandi.
Determinante è l’incontro con Arnaldo Laghi, compagno di vita e di lavoro, con cui Pompili condividerà oltre vent’anni di esperienze e visioni. Insieme gestiranno l’Osteria Numero Sette, pioniera del chilometro zero, contribuendo a dare una nuova identità alla cucina bolognese. La perdita di Arnaldo lascia una ferita profonda, ma anche un’eredità morale che segnerà per sempre la visione di Pompili: quella dell’ospitalità come gesto d’amore, della sala come teatro di emozioni.
Nato Oste è anche il racconto di come Pompili sia entrato nel mondo della critica enogastronomica da protagonista atipico. Lo fa con ironia, firmandosi “Mucca Pazza” in un blog che, nel tempo, attirerà l’attenzione di grandi firme del settore come Stefano Bonilli, Enzo Vizzari e Pia Passalacqua. Questi incontri diventano per lui momenti di crescita e confronto, in alcuni casi di amicizia profonda e intima, aiutandolo a maturare una visione più ampia e consapevole della ristorazione italiana, di cui denuncia limiti e contraddizioni.
Il libro non è solo uno sguardo sul passato, ma una riflessione acuta sul presente e sul futuro. Pompili critica apertamente l’immobilismo del settore, l’incapacità di valorizzare le figure di sala, la mancanza di una vera cultura dell’accoglienza. Ma al tempo stesso propone un modello nuovo: una ristorazione che non viva più di solo ego e di cuochi-star, ma che metta al centro il benessere del personale, l’equilibrio tra vita e lavoro, la formazione continua.
Nato Oste è un atto d’amore verso un mestiere spesso frainteso, ma anche un manifesto per una ristorazione da un lato più umana, colta, sostenibile, dall’altro più incline ad un approccio più strettamente imprenditoriale. È il racconto di un uomo che ha scelto di servire, ma con la testa alta e il cuore pieno, restituendo valore a ciò che più conta: la relazione tra le persone.
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