giovedì, Novembre 21, 2024
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Affitti brevi: AIGAB chiede dialogo sulla sentenza del TAR di Firenze

LAIGAB – Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi, rappresentativa degli imprenditori del settore delle locazioni turistiche, esprime il proprio commento riguardo alla recente sentenza del TAR di Firenze e alle ultime dichiarazioni della sindaca Funaro. L’associazione sollecita un’apertura al dialogo con le parti sociali, auspicando un confronto che rifletta un’autentica democrazia partecipativa.

Le dichiarazioni di Marco Celani, Presidente AIGAB:

“Fermo restando che non si tratta di una sentenza di merito visto che il TAR non si è espresso, e non poteva esprimersi, sulla legittimità di vietare gli affitti brevi né sull’efficacia di tale divieto di contrastare il sovraffollamento turistico e il caro affitti, va detto che la sentenza del Tribunale Amministrativo di Firenze sconfessa l’operato della Giunta Nardella dimostrando che la strada delle restrizioni agli affitti brevi, percorsa dai sindaci modificando arbitrariamente i regolamenti urbanistici, è sbagliata.

La sentenza dice chiaramente che lo stesso Legislatore, avendo superato con una nuova norma la variante urbanistica precedente senza questa volta inserire le limitazioni che avrebbero dovuto limitare l’overtourism, di fatto considera il fenomeno superato.

L’adeguamento del Piano Urbanistico del comune di Firenze, che ha tenuto la città per 10 anni in un regime transitorio, ha visto avvicendarsi una proposta del marzo 2023 con una variante introdotta a ottobre dello stesso anno che prevedeva il blocco degli affitti brevi in area UNESCO, e poi un’approvazione definitiva a marzo 2024, da cui il blocco era stato stralciato per volere dell’allora sindaco Nardella.
Il TAR mette giustamente in ordine cronologico l’azione legislativa attribuendo al Legislatore una logica di pianificazione che prevede una linearità d’azione per la quale, se nella versione definitiva non è stata inserita la norma di contrasto al sovraffollamento vietando gli affitti brevi, tale norma va considerata superata.

Insomma un gran pasticcio che auspichiamo altre città italiane, a partire da Bologna e Venezia, non vogliano imitare.

Testualmente dalla sentenza si legge “gli obiettivi di contrasto al sovraffollamento turistico del centro storico UNESCO perseguiti dal pianificatore comunale risultano non più attuali proprio per effetto della sopravvenuta approvazione del piano operativo, che non li contiene.”
Nella sentenza si legge ancora che “la pianificazione urbanistica richiede scelte univoche e non tollera la coesistenza di regole contraddittorie, la cui composizione finirebbe per restare affidata a criteri arbitrari e incerti “riallineamenti” futuri”.
Nella sostanza il TAR dice che i cittadini fiorentini si meritano e necessitano di leggi chiare e scritte bene, con procedimenti legislativi possibilmente rapidi e partecipativi. Come Associazione nazionale di categoria che rappresenta aziende e imprenditori che per conto delle famiglie e dei proprietari italiani, in questo caso fiorentini, si occupano della messa a reddito degli immobili di proprietà nel pieno rispetto di tutti gli adempimenti fiscali e legislativi previsti, fornendo loro supporto rispetto ad infinite misure nazionali, regionali e comunali, rimaniamo a disposizione della nuova Amministrazione guidata dalla Sindaca Funaro per una piena cooperazione e confidiamo in un vero coinvolgimento ai tavoli di lavoro sul settore, dove siamo pronti a portare tutto il nostro know how a vantaggio del territorio e dei cittadini di Firenze.

Spiace infatti che la Sindaca abbia già dichiarato di voler perpetuare la linea Nardella senza preoccuparsi di istruire un confronto vero con le parti sociali aprendo la strada a nuovi contenziosi. 
Restiamo disponibili al confronto, portando i nostri numeri e le nostre proposte. Crediamo che una contrapposizione in tribunale sia sterile e non conforme a principi di democrazia partecipativa che ci piace pensare debba coinvolgere tutti coloro che sono parti in causa.

Siamo convinti che le città cambino e si adattino su diversi equilibri in funzione delle leggi di mercato. E allo stesso modo siamo convinti che se si mettesse mano alle norme nazionali che regolano i contratti 4+4, sicuramente gli affitti di lungo termine tornerebbero ad avere una loro attrattiva”.

AIGAB
AIGAB -Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi (www.aigab.it), si è costituita nell’ottobre 2020 su impulso degli AD delle principali aziende italiane che operano sul mercato del turismo professionale in appartamento, i cosiddetti affitti brevi. Costituiscono il board Marco Celani, AD Italianway e Presidente AIGAB, Michele Ridolfo, AD Wonderful Italy e Vicepresidente AIGAB, Francesco Zorgno, CEO CleanBnB, William Maggio, Presidente Joivy, e Rocco Lomazzi con Sweetguest, tutti Consiglieri AIGAB.
AIGAB rappresenta circa 500 operatori professionali del settore, società con migliaia di dipendenti, circa 35mila case in gestione in tutta Italia e 590milioni di euro di PIL prodotto per il Paese.

APPROFONDIMENTO CENTRO STUDI AIGAB

Quante sono le case online a Firenze
Secondo dati ISTAT, Firenze ha un numero di abitazioni di 177.317, di cui 38.505 (21,7%) affittate 4+4 e 26.400 (14,9%) non occupate.
In tutto il comune di Firenze, arrivando quindi a Pian di Mugnone e a Pozzolatico, gli annunci online ad aprile 2024 erano 9.968.
Vuol dire che, rispetto alle 177mila abitazioni complessive facenti parte del Comune, parliamo circa del 5,6%, molto meno di quelle affittate 4+4 che sono 38mila (22% del totale) o di quelle sfitte che sono 26,4mila (circa il 15%, dati ISTAT).
È vero che c’è stata una crescita del 30% degli annunci nell’ultimo anno, ma è anche vero che questa crescita è stata generata dalla paura innescata dalle restrizioni che il Sindaco Nardella si è detto determinato a mettere in atto.
A marzo di un anno fa, infatti, gli annunci online erano meno di 7mila.
Fatto sta che circa il 60% degli immobili sono monolocali o case con una sola camera da letto, quindi difficilmente utilizzabili da una famiglia per affitti a lungo termine.
Inoltre, se guardiamo alla disponibilità, solo il 50% delle case sono stabilmente offerte online per tutto l’anno, mentre il 30% viene promosso online per meno del 30% delle notti. Attenzione: “annuncio promosso” non vuol dire “venduto”, ma vuol dire che l’annuncio è attivo con possibilità di prenotazione, come forma di arrotondamento da parte dei proprietari che magari ci vivono.
Se guardiamo ai dati Inside Airbnb, sito che per statuto è contrario agli affitti brevi, si nota che ad aprile 2024 gli appartamenti considerati stabilmente online erano solo 5.447 (pari al 3% del totale), a conferma che la grande emergenza di cui si parla nei fatti e nei numeri va ridimensionata.

Il contributo degli affitti brevi alla città di Firenze
Stimiamo che i circa 5mila immobili che i legittimi proprietari hanno deciso di mettere a reddito stabilmente attraverso gli affitti brevi, insieme ad altri 4mila saltuariamente destinati a questo scopo, abbiano portato negli ultimi 12 mesi un contributo di circa 439milioni in termine di valore delle prenotazioni nel Comune di Firenze.
L’indotto dei soli viaggiatori che dormono nelle case online è stimato in circa 1,7miliardi di euro, di cui 424milioni speso per trasporti, 509milioni in ristorazione, 149milioni in cultura, 459milioni in shopping e 50 milioni presso agenzie di viaggio.
È stimabile che circa il 75% del PIL prodotto, pari quindi a circa 1,6miliardi, sia direttamente consumato sul suolo cittadino, lasciando in Città circa 260milioni di IVA e quasi 50 milioni di cedolare secca, oltre all’imposta di soggiorno versata al Comune.
Da queste stime sono esclusi tutti i costi sostenuti dai proprietari per ristrutturare e arredare gli immobili che vengono messi a reddito, i compensi di architetti e fotografi e i salari del personale che si occupa di manutenzioni e pulizie connesse a queste attività, oltre che le imposte versate dalle tante imprese che agiscono in modo professionale nel settore, assumendo persone e ingaggiando fornitori di vario genere per sviluppare la loro attività.
Il fatto che il PIL di tali attività incida per il 6,1% sul PIL totale del Comune di Firenze dovrebbe stimolare un’attenzione positiva da parte del Comune verso il settore, cercando il dialogo con gli imprenditori e smettendo di criminalizzare i proprietari che decidono di destinare, anche solo per alcuni periodi, le loro proprietà a questa attività.

Fonte: Horecanews.it
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