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Park Hyatt Milano 20 anni di stile ed eleganza nel segno di una Autentica Ospitalità Italiana

Park Hyatt Milano, icona dell’ospitalità, celebra i suoi primi 20 anni in nome di un glamour elegante e sofisticato.

20 anni fa ha inizio la storia di Park Hyatt Milano, hotel cinque stelle lusso progettato all’interno di un palazzo ottocentesco, fin dalla fondazione destinato all’ospitalità. Costruito nello stesso periodo della vicina Galleria Vittorio Emanuele II, la struttura venne inaugurata con l’apertura dell’albergo Confortable, trasformato poi alla fine del 1877 nella sede dell’emporio “Alle Città D’Italia” dei fratelli Bocconi. Nei primi anni 2000, il palazzo è finalmente tornato alle sue origini, affermandosi come punto di riferimento nell’accoglienza di lusso meneghina, a pochi passi dai principali punti di riferimento della città, come il Duomo, via Montenapoleone, Galleria Vittorio Emanuele solo per citarne alcuni.

Durante questi vent’anni Park Hyatt Milano ha saputo muoversi in un contesto dinamico e in costante trasformazione, aggiornandosi e prestando attenzione ai cambiamenti esterni, come quelli che hanno interessato Milano, una città cosmopolita e in continua evoluzione. Partendo da questa consapevolezza, Park Hyatt Milano festeggia il grande traguardo dei 20 anni, svelando le tre nuove Signature Suite progettate dallo studio Flaviano Capriotti Architetti e dedicate a tre luoghi simbolici di Milano: Duomo, Montenapoleone e Brera. Riferimenti non casuali che enfatizzano il profondo legame dell’hotel con la storia e la cultura milanese, che lo rendono oggi una realtà autoctona, cresciuta nel cuore della milanesità, a due passi dalla Madonnina. Un luogo iconico da cui poter scoprire la città, tra segreti e meraviglie, a cui affezionarsi per il piacere poi di ritornare, sentendosi sempre a casa.

Soggiornare da Park Hyatt Milano, all’interno di una delle sue 108 camere, di cui 26 suite, parte del progetto di riqualificazione dello studio Flaviano Capriotti Architetti, significa immergersi in un’atmosfera unica e senza tempo, entrando in contatto con ambienti sofisticati e ricercati in cui potersi sentire a casa, ma con il comfort e l’accoglienza che solo un hotel cinque stelle lusso come Park Hyatt Milano può offrire.

Authentic Italian Hospitality è il claim dell’hotel che descrive alla perfezione l’esperienza che l’ospite vive ogni giorno all’interno di Park Hyatt Milano grazie ad un’offerta di qualità, attenta alle diverse esigenze e richieste. I differenti momenti della giornata sono scanditi dagli spazi iconici che contraddistinguono l’hotel, rendendolo un esempio di raffinatezza ed eleganza nel panorama dell’hotellerie di lusso milanese ed internazionale. A cominciare dalla Cupola, uno spazio maestoso e unico nel quale gli ospiti possono rilassarsi a tutte le ore del giorno, a partire dalla colazione illuminati dalla luce naturale che irradia l’ambiente attraverso l’ampia cupola in vetro. Un luogo di incontro, un grande salotto, in cui poter trascorrere momenti preziosi ed indimenticabili. Quando cala la sera e le luci si fanno più soffuse,con la sua atmosfera vibrante il Mio Lab Cocktail Bar è la destinazione ideale per prepararsi alla serata, sorseggiando uno dei meravigliosi cocktail realizzati dagli abili mixologist, godendosi attimi di puro relax. Infine, per concludere la giornata in bellezza, il ristorante fine dining Pellico 3 Milano, progettato dallo studio Flaviano Capriotti Architetti, come già citato cocktail bar, è l’indirizzo perfetto per vivere un’inedita esperienza di gusto, lasciandosi coinvolgere dal suo raffinato percorso gustativo immersi in uno spazio architettonico luminoso e accogliente. L’Executive Chef Guido Paternollo sceglie materie prime di qualità tenendo conto della loro stagionalità e firmando così una cucina in continua evoluzione in grado di regalare un intreccio di sapori, colori ed esperienze capaci di risvegliare tutti e cinque i sensi. L’esperienza gastronomica è completata da una cantina d’eccellenza, custode di un’importante selezione di etichette di Champagne, Barolo e Brunello. Alta cucina e design si uniscono per plasmare un’esperienza improntata al ritmo delle stagioni e sul rispetto dei tempi della Natura.

Chef Guido Paternollo

Forte della ricorrenza dei 20 anni, Park Hyatt Milano aspira a preservare la propria immagine di luogo in grado di far riscoprire il piacere di un lusso autentico che unisce la propria vocazione internazionale con l’ospitalità di alto livello e che fa trasparire tramite ogni suo dettaglio il legame con Milano. Uno spazio, capace di trasformarsi nel tempo senza però snaturare e perdere la propria identità storica che lo rende unico grazie alle atmosfere, agli spazi e alle esperienze cucite sui desideri degli ospiti e sulle esigenze di una città come Milano.

Il progetto delle tre nuove Signature Suite

Già autore dell’esclusivo cocktail bar “Mio Lab” e del ristorante fine dining “Pellico 3”, l’architetto Flaviano Capriottiper la progettazione delle tre nuove Signature Suite ha attinto all’eredità e ai caratteri della modernità dei Maestri del dopoguerra. Valorizzando materiali della tradizione e prediligendo nuance neutre e morbide, ha dato forma a suite accoglienti e confortevoli, in cui il lusso è sussurrato, discreto, senza tempo. Al centro del progetto ci sono Milano e la milanesità, a sottolineare il profondo legame del Park Hyatt Milano con la storia e la cultura della città.

Un racconto visivo che si snoda tra storia, design, letteratura e poesia: il progetto che ha portato alla realizzazione delle tre Signature Suite dell’hotel è nato da un intreccio di suggestioni. «L’hotel si trova in un tessuto urbano piuttosto fitto, con una vista molto bella sulla Galleria, permettendo agli ospiti di vivere in un guscio, al centro della città, ma protetto dal mondo esterno», spiega l’architetto Capriotti. La suite Brera si trova al piano nobile dell’hotel, mentre le suite Montenapoleone e Duomo, collocate al sesto piano, grazie ai loro terrazzi si aprono direttamente sul cielo in linea con gli altri tetti della città. «Questo scorcio di azzurro, che a Milano ha delle varianti cromatiche uniche, dal ceruleo grigio al rosso ambrato, mi ha ricordato un passo dei “Promessi Sposi” nel quale Renzo, in fuga da Milano, si rifugia in un casolare in campagna e, svegliandosi la mattina si ritrova a vivere la luce dell’alba» – racconta l’architetto e prosegue – «ad accoglierlo c’è il cielo terso: un passaggio che ho sempre amato per la straordinaria capacità registica di Manzoni, che trasforma un testo scritto in un’immagine vivida e potente. Il senso di pace di quelle righe, circonfuso dall’amore per il panorama lombardo, è stato il punto di partenza nel viaggio che mi ha condotto alle suite».

Flaviano Capriotti Architetti delinea un progetto di grande profondità concettuale conservando intatta quell’idea di modernità borghese, sobria e raffinata, dove l’alta qualità dei materiali, oltre alla funzionalità e alla netta percezione degli spazi, hanno un ruolo chiave. Seppur distribuite su metrature diverse, le tre suite Duomo, Montenapoleone e Brera sono accomunate da un medesimo segno strutturale, materico e stilistico.

Entrando ci si trova immersi in spazi ariosi, avvolti da nuance morbide e accomodanti, dove i portali danno modo all’ospite di condurre lo sguardo sull’intera area degli appartamenti, i cui pieni e vuoti permettono un dialogo continuo tra interni ed esterni. È un materiale caldo e accogliente come il legno massello di rovere scuro spazzolato a tracciare i vari ambienti, alternato al pregiato marmo Verde Alpi, in un gioco di equilibri che valorizza tessili e arredi tra cui – oltre alla maggior parte realizzata su disegno dell’architetto Capriotti – spiccano pezzi di design firmati da Franco Albini, Luigi Caccia Dominioni, Angelo Mangiarotti, Gio Ponti, Ignazio Gardella ed Enzo Mari.

In un rimando all’antica arte della lavorazione della seta, celebrata tra Milano e il Lago di Como, l’architetto ha scelto di rivestire le pareti delle suite con carta da parati in seta color grigio perla, intervallandola a una boiserie in noce nazionale biondo, un materiale della tradizione qui utilizzato nella sua cromia naturale, morbida e opaca, per mostrare la vera essenza del legno. In tutte le suite nuance neutre lasciano spazio ad occasionali tocchi di giallo e arancio, a ricordare le venature del cielo all’alba e al tramonto, con l’aggiunta ricorrente del verde petrolio, colore sobrio e sofisticato, molto usato negli interni milanesi, che ritroviamo in alcuni elementi d’arredo. Un tema fondamentale è quello dell’illuminazione: “la qualità della luce ha un’importanza critica, deve essere calda e generare le ombre e gli accenti giusti: un sistema d’illuminazione non si dovrebbe percepire, proprio perché deve avvolgere gli ospiti in modo soffuso, puntuale e naturale”, spiega l’architetto.

Nelle suite all’ultimo piano l’architetto Capriotti ha definito una zona ibrida tra interno ed esterno, disegnata per essere riconoscibile: «il suo soffitto è in legno, a differenza degli altri presenti nell’appartamento, come se fosse una cellula di spazio esistente tra il dentro e il fuori» spiega.

Collocate al sesto e ultimo piano dell’hotel, le suite Montenapoleone e Duomo sono dotate di terrazzi e soggiorni concepiti con ampie parti a veranda per poter godere anche all’interno della loro atmosfera rilassata. Ritenendo che “ogni funzione abbia bisogno del suo spazio, di simmetrie, di assi visivi”, l’architetto ha tracciato un layout chiaro e funzionale: da un lato nelle suite si apre la zona living, dall’altro c’è l’accesso diretto ai terrazzi che, in pieno stile Park Hyatt, consentono all’ospite di vivere nel centro di Milano, ma con discrezione, trascorrendo serate all’aperto circondati da confortevoli sedute e divani oltre che da un verde rigoglioso.

La Montenapoleone suite si sviluppa su 180 mq, ha un terrazzo di 35 mq e può essere messa in comunicazione con due camere adiacenti, anch’esse con terrazzi. La Duomo suite, che deve il suo nome alla vista che offre sulla Madonnina dal suo terrazzo di 30 mq, dotato di area relax e Jacuzzi, occupa una superficie di 130mq ed è posta in connessione con un’altra suite con terrazzo e con una camera di circa 40 mq.

La simmetria razionale degli spazi, con i portali al centro delle stanze, viene meno solo nell’area che divide il salotto dalla sala da pranzo, per far spazio ad un camino bifacciale, con un lato concavo in bronzo ed il retro in marmo. La maestria del design italiano si ritrova in pezzi come le librerie di Albini, le poltroncine di Caccia Dominioni, le consolle in marmo di Mangiarotti, le poltrone di Gio Ponti, i tavoli di Enzo Mari. All’ampia cabina armadio, dotata di vanity station con sedute in pelle, si aggiunge un bagno rivestito in marmo verde Alpi spazzolato in contrasto con il Bianco Venezia levigato. Un ambiente che fa da perfetta cornice ad una rilassante vasca da bagno, o nella steam shower, una doccia con una particolare funzione capace di ricreare il vapore di un bagno turco.

Studiata con gli stessi tratti stilistici e la medesima impostazione, ma disposta invece al piano nobile dell’edificio, la suite Brera – che si sviluppa su 100 mq di spazio – gode di soffitti alti e solenni di 4 metri.

Affacciata sulla cupola di vetro del cortile ottocentesco, cuore nevralgico della vita dell’hotel, la Brera offre una vista romantica e suggestiva. Ulteriore elemento in comune è l’approccio distintivo all’arte: nelle suite si alternano opere già acquisite dalla proprietà e nuovi acquisti che hanno puntato anche sull’italianità, con sculture di autori come Mattia Bosco, e opere pittoriche di Natale Addamiano e Santeri Tuori.

Infine, all’interno del progetto di Flaviano Capriotti, una menzione speciale va alle suite Solferino e Fiori Chiari, poste entrambe al piano nobile dell’hotel. Le due camere sono comunicanti tra di loro raggiungendo in questo modo una superficie complessiva di 140 mq, sviluppandosi ognuna su 70 mq. Esattamente speculari tra di loro, le due suite presentano gli stessi materiali delle tre Signature Suite, come il marmo “Verde Alpi” che decora le superfici dei bagni. Inoltre, la suite Fiori Chiari è dotata di un balcone che affaccia su via Mengoni.

Il nuovo menù del Pellico 3 Milano

In occasione del 20º anniversario di Park Hyatt Milano, l’Executive Chef Guido Paternollo di Pellico 3 propone un menu ispirato alla tradizione culinaria del capoluogo meneghino. Un viaggio nella memoria e nei sapori più autentici della tavola milanese e lombarda, reinterpretati con maestria e creatività.

Il percorso inizia con “Carpaccio di manzo” l’antipasto trasformato in una deliziosa tartare, arricchita da grana padano 24 mesi. Si prosegue con il “Risotto allo zafferano”, il piatto simbolo per eccellenza della cucina milanese, a cui lo chef aggiunge il midollo gratinato per conferire un sapore più intenso e completa il piatto con una profumata gremolada. Il secondo piatto è una reinterpretazione della celebre “Cotoletta alla milanese”. Lo chef sostituisce il vitello con il filetto di manzo a cui abbina un’insalata di verdure crude, per esaltare la freschezza dei prodotti di stagione. Infine, il dolce che unisce tradizione e innovazione: il “Panettone” rivisitato. Una moderna rilettura di uno dei simboli natalizi più amati, che cattura l’anima di Milano. Il menu sarà disponibile esclusivamente al Pellico 3 a partire dal 10 aprile fino al 4 maggio per un mese intero. E per chi desidera celebrare questi 20 anni, Mio Lab, il cocktail bar di Park Hyatt Milano, propone PHM20, il drink ideato dal Bar & Lobby Manager Alessandro Iacobucci Vitoni. Un twist sul Bloody Mary con pomodoro giallo e senape in grani. A base di vodka è una proposta dalle note intense e profumate, molto aromatica ma dal gusto gentile.

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